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INTERVENTO SU TITA MARZUTTINI MUSICISTA

Giovanni Battista Marzuttini apprese i primi rudimenti musicali dallo zio materno, Carlo Facci, uomo di vasta cultura, patriota e filantropo, per approfondirli, alcuni anni più tardi, seguendo lezioni di armonia e contrappunto con il M° Luigi Cuoghi.


I primi approcci con la realtà musicale avvengono a Udine, con il mandolino.

Siamo nel 1884, Marzuttini è reduce da un lungo soggiorno a Firenze e sta compiendo gli studi musicali con il Prof. Cuoghi, quando grandi festeggiamenti per S.Lorenzo a Udine gli danno l'opportunità di formare un gruppetto mandolinistico che si esibisce in vari ambienti della città. Si tratta di un gruppo puramente amatoriale, formato da suo fratello, Giuseppe, dal compagno d'arte Cesare Simonetti e la di lui sorella Maria, dagli amici Giuseppe Piccoli e Pietro Ballico, tutti diretti dallo stesso Marzuttini. Il gruppetto riscuote un vero successo, tanto da essere chiamato l'anno seguente a S. Daniele per la grande festa di beneficenza.

Questo debutto induce Marzuttini a dedicarsi maggiormente alla musica e considerata la sua mente pronta, aperta, raffinata e colta, ogni settore del campo musicale stimola il suo interesse e la sua curiosità. Oltre all'esperienza mandolinistica, si dedica alla composizione con alcuni ballabili che vengono eseguiti nei teatri cittadini.

In quel periodo, e precisamente nel gennaio 1886, sollecitato dall'amico d'infanzia Nicolò Serafini, Tita Marzuttini crea il primo vero Circolo Mandolinistico della regione : il "Club Mandolinisti e Chitarristi Udinesi" che si compone di 18 elementi suddivisi in 11 mandolini, 2 mandole, 4 chitarre ed un flauto. Marzuttini lo dirige fino al giugno 1891 quando viene chiamato a Trieste per fondare e dirigere il Club Mandolinistico del Circolo Artistico Triestino. Si fermerà a Trieste per 6 anni.

Nel 1898 torna a Udine dove, per un anno, riprende la direzione della Società Mandolinistica Udinese (il suo Club iniziale), il cui organico si era nel frattempo ampliato, continuando a svolgere attività intensa.

Per i suoi circoli mandolinistici, sia udinese che triestino, Marzuttini scrive numerosi brani . A Trieste, anzi, le sue composizioni vengono subito pubblicate dall'editore Carlo Schmidl. Pubblica anche con la Casa Schmidl un Metodo per mandolino, che viene tradotto in 4 lingue ed è, per lungo tempo, uno dei testi base per lo studio del mandolino in vari paesi, compreso il Giappone.

Al Circolo Mandolinistico Udinese, che non dirigerà più dopo il 1899, Marzuttini rimarrà comunque sempre legato, tant'è che, nel 1926, accetta la proposta dell'allora presidente del Circolo, Luigi Fontanini, di intestare al suo nome il Circolo stesso e fino alla fine degli anni '30 continua a comporre brani appositamente per esso.


Comunque, la mente, l'insaziabile curiosità, il genio, la passione per l'arte di Marzuttini erano tali da quasi obbligarlo ad ampliare le sue aperture a tutti i possibili settori del campo musicale. Così, nel corso degli anni, si accosta alla musica sacra, strumentale, vocale, alle operette, allo studio del patrimonio locale, con le Villotte e le approfondite ricerche sulle origini della "Furlana", alle possibilità timbriche ed esecutive di strumenti prettamente popolari, con la costruzione di strumenti di vario genere, ai quali dedica anche alcune specifiche composizioni.


Molte delle composizioni, manoscritte o a stampa, di Tita Marzuttini sono conservate presso la Biblioteca del Conservatorio Jacopo Tomadini di Udine (donazione del figlio Arnaldo), la cui catalogazione è stata curata qualche anno fa dal Prof. Maurizio Grattoni. Altre, in particolare quelle per gruppo mandolinistico - edite da Schmidl e successivamente rilevate dalla Casa Ricordi di Milano - compreso il famoso Metodo per Mandolino, sono conservate presso il Civico Museo Teatrale "Carlo Schmidl" di Trieste o, manoscritte, nell'archivio musicale dell'Orchestra Marzuttini di Udine. Altrimenti, la produzione musicale di Marzuttini è anche traibile dai numerosi articoli di stampa apparsi dalla fine dell'800 ad oggi.

Sappiamo così, per esempio, che in occasione del saggio di Musica alla Scuola d'istrumenti ad arco di Udine del 30 maggio 1889, Marzuttini presenta una sua "Variante sopra uno studio di Kreutzer" per contrabbasso e pianoforte. Sempre nel campo degli strumenti ad arco, leggiamo di molti suoi ballabili che vengono eseguiti con grande successo, come detto prima, durante le varie feste nei teatri cittadini ma di cui non abbiamo purtroppo altre tracce.


Per restare nel campo della musica strumentale, abbiamo musica per quartetto d'archi (una Suite, del 1914, ed una Sonata in Re Maggiore, del 1936), uno Scherzo (datato 1912) ed un Trio in Re Maggiore (senza data) per violino, viola e violoncello, che verrà eseguito in formazione viola, violoncello e arpa durante un concerto pubblico nel febbraio 1913. Numerose le composizioni per harmonium e pianoforte, tra cui una raccolta manoscritta di brani vari, datata 1886, per violoncello, tra le quali un album intitolato "Prime lezioni del papà", dedicate al figlio Guido, promettente ed appassionato violoncellista, brani per violino e pianoforte, violoncello e pianoforte tra le quali spicca la delicata e struggente "Cantilena", scritta in ricordo di Guido, morto sul campo di battaglia in Francia nel 1918.

Si può ricordare che alcune di queste opere per violino o violoncello e pianoforte sono state eseguite dai Proff. Ciriani, Portograndi e Zanuttini in occasione delle commemorazioni marzuttiniane in Sala Aiace il 22 marzo 1958 (Cantilena - Canto di Naiade - Strimpellata - Duo - Ritornano le rondini - Ballata e Capriccio).


Vasta la produzione per strumenti a plettro: dai brani rilevati sulla stampa (e di cui non abbiamo spartito) alla cinquantina di composizioni per duo o quartetto mandolinistico, oltre al Metodo per Mandolino napoletano in 4 parti, corredato da "Mécanisme et Vélocité", (6 studi per mandolino lombardo o napoletano) e dai 24 duetti progressivi per due mandolini, ed inoltre un Metodo completo per chitarra messo in stampa da Schmidl nel 1913 ma del quale non c'è alcun esemplare se non il manoscritto conservato presso il Conservatorio di Udine.


Un altro settore fondamentale nella vita musicale di Marzuttini è la musica vocale, che possiamo suddividere in musica sacra, canzoni e cameristica, operette, ma soprattutto l'abbondante ed interessante produzione di villotte.


Nell'ambito della musica sacra, Marzuttini compose 4 messe, tutte approvate dalle Commissioni Ecclesiastiche, di Udine e di Roma.

Queste messe, così come le altre sue composizioni sacre, sono scritte per 3 voci maschili con accompagnamento di organo o harmonium, al quale, in alcuni casi, si unisce una piccola orchestra. Esse sono :
    -   Mater Salvatoris, datata 1927
    -   In Domino Sperans, del 1932
    -   Tu solus Altissimus, del 1934
    -   Rosa Mystica, del 1927;
quest'ultima, così come il salmo "Laudate Dominum", composta per l'inaugurazione del nuovo organo di Fauglis, avvenuta l'11 settembre 1927. (L'orchestra ed il coro - quello istituito da Marzuttini stesso agli inizi dell'anno - erano per l'occasione diretti dal M° Mario Mascagni).


Tra le cantate sacre possiamo ricordare "Tu es sacerdos" e "Ave Maria", ambedue del 1928, (la prima eseguita a Fauglis l'8.3.1933 in occasione della prima Messa di Don Ferruccio Tribos), un inno, del quale non si conosce il titolo, composto nel maggio 1933 per l'inaugurazione dell'organo di Camino, "A Cristo Re dei Secoli", del 1931, che reca, sulla partitura, la nota manoscritta di Marzuttini "Per il Teatrino di Fauglis".


Questo per quanto attiene alla musica sacra, per quanto riguarda invece le canzoni, si tratta soprattutto di composizioni cameristiche con accompagnamento di pianoforte, nella forma di duetto:
    -   Duettino campestre friulano, del 1914
    -   Nine nane
    -   Ah! Lasciatemi cantare
    -   Ora o mai!

Oppure quartetto di voce maschili, come :
    -   Addio montagnutis
    -   Stendon le nubi.


Abbiamo anche un poemetto per coro a 3 voci miste con orchestra d'archi e pianoforte, datato maggio 1925, che s'intitola "Il sabato del villaggio", "un frammento descrittivo friulano", come lo definisce lo stesso Marzuttini.


Più attinente allo spirito arguto e sottile di Marzuttini è invece una raccolta di canzoni buffe, sul manoscritto delle quali lo stesso Marzuttini appone l'annotazione "scritte in momenti d'imbecillità", scritte per canto e strumento o orchestrina da caffè concerto ed il titolo delle quali già ci indica lo spirito che vi può essere contenuto :
    -   Il merlo di Sior Checo
    -   Fra Prosdocino e Siora Francesca
    -   L'Ordinanza, monologo a piacere
    -   La servetta licenziata, scherzetto comico (che è stato tra l'altro eseguito al Teatro Minerva da Marcello e Amelia Sambò nel giugno 1914)
    -   Miseria, canzone buffa.


Prima di passare alle Villotte, un accenno alla comunque importante produzione di operette e vaudevilles.

Ecco come li giudica il Prof. Grattoni : "Brevi, spesso su testo proprio, quasi sempre in friulano, utilizzano trame semplici. Il linguaggio musicale va di pari passo : frasi corte dalle melodie ben scandite, ariosi impostati ad una liricità accattivante, armonia semplicissima e strumentazione coloristicamente d'effetto. Si tratta di lavori concepiti per divertire e far trascorrere qualche tempo in evasione. Ingiustamente dimenticati, meriterebbero di essere ripresi e riallestiti".

Vediamo allora quali sono queste interessanti composizioni :
    -   "Lis Dimissions di Sior Toni", ovvero "Dutt si cumbine", operetta in 3 atti, del 1929, parole e musica di Tita Marzuttini.
    -   Italico Balilla, bozzetto lirico in 3 atti su testo di Francesco Locatelli, del 1928. Esso reca la nota "...composto in 15 giorni nella tenera età d'anni 65..."
    -   Karatabù, operetta in 3 atti su testo di Salvatore Glorioso. E' del 1927.
    -   Giovanni senza paura, operetta in 3 atti del 1933, con parole e musica di Tita Marzuttini.
    -   Cinciallegre, vaudeville in 3 atti, per soli giovani, su parole e musica di Tita Marzuttini, espressamente composto per l'inaugurazione del Teatrino di Fauglis e rappresentato il 21 novembre 1930 nel Salone dell'Asilo Infantile.
    -   L'Orco, leggenda friulana, bozzetto lirico in 3 atti su parole e musica di Tita Marzuttini. E' del 1930.
    -   Ciôl Tunin (ovvero "Ce che si po fa"), vaudeville friulano in 3 atti, su parole e musica di Tita Marzuttini, rappresentato per la prima volta a Tricesimo nel dicembre 1928 ed alla quale faranno seguito 8 repliche.


Abbiamo inoltre :
    -   La Fieste di Sior Arturo, micro-vaudeville in friulano, in un atto, del 1924
    -   Oltre mare, operetta in 3 atti, di cui non si conosce la data di composizione
    -   1920, vaudeville, datato aprile 1922
    -   Quant che i flors... . Bozzetto lirico in due atti su parole di Francesco Locatelli, datato 1930.


Veniamo ora alle Villotte.

Esse rispecchiano la tradizione musicale popolare friulana, nella quale Marzuttini si addentrò con approfondito studio e rigoroso spirito di ricerca.

Sono più di trenta le villotte di Marzuttini composte ed eseguite, quasi tutte per coro a 3 o 4 voci maschili.

Le parole sono di vari autori ma principalmente : Pietro Zorutti, Francesco Locatelli, Bindo Chiurlo, Tite di Sandri, Noemi Del Puppo Moro, Luigi Cuoghi e lo stesso Marzuttini sotto lo pseudonimo di Tite Grison.

Nell'insieme databili intorno agli anni 1920-1930, ci sono tuttavia alcune eccezioni :
    -   La Stele, su parole di Luigi Cuoghi, è stata premiata al 1° Concorso di Villotte di Udine nel febbraio 1897.

Oltre a "La Stele" : "Primevere", "No si po' dì di no", "la volp no ul ciriesis", "Ai oseladors di cuais" (tutte su parole di Pietro Zorutti), "Ce biele lune" (parole di Marzuttini) e "Lis çhiampanis" (parole di Noemi Del Puppo Moro), furono edite in un unico album da Camillo Montico a Udine nel 1912.


Ma ecco allora l'elencazione (indicativa e non limitativa) di Villotte musicate da Marzuttini :
  -   su parole di Tite Grison: "Ce biele lune", "Tache tu, tachi io!", "No sta disperati", "Dutt al mûr e dutt al torne", "A ti parial?", "Ce beleze!", "Zoventût lin fur di strade";
  -   su parole di Francesco Locatelli: "Benedet il mont de lune", "O fantaz su, maridaisi", "Benedete strezze more", "e tu cuche di lassù", "Biel garoful", "Un lumin tal cimiteri", "T'une gote di rosade", "Tornarin";
  -   su parole di Pietro Zorutti: "Ce matine", "Tunine il giâl al cjante", "Primevere", "Soi mari di Rosine";
  -   su parole di Tite di Sandri: "la mè lusignute", "E jé un agnul", "Ce mi vàlial sospirâlu", "No, il to cûr nol po capîmi";
  -   su parole di Bindo Chiurlo: "Ore brute", "Sune in mont l'Avemarie", "Quan che van lis lusignutis", "E jé l'ore";
  -   su parole di Emilio Nardini: "Larin lontàn";
  -   su parole di Spartaco Muratti: "XXIV di mai";
  -   su parole di Fernando Del Torre: "Adio montagnis", "Il gelsomin";
  -   su parole di Pieri di San Denêl (P. Pascoli): "Al è il zîl che za s'indore", "Oh ce biel sta sot la nape", "Ave Marie de sere".


Un posto a parte riveste però la Villotta "Paveute", composta su parole di Emilio Nardini.

Questa Villotta era stata presentata una prima volta al Concorso di Villotte promosso dalla Società Filologica Friulana nel giugno 1923, con il motto "Barbe blance", ma non era stata assolutamente presa in considerazione.

In seguito, Marzuttini la ripropose al Concorso Nazionale indetto dal Giornale "Il Secolo XX" di Milano nel settembre 1925.

Prima del concorso, ecco cosa scrive il cronista della "Patria del Friuli" sotto il titolo: "Musica popolare friulana ad un concorso regionale  -   ... Siamo veramente lieti di apprendere che fra le 2 prescelte per il Veneto una è friulana. La Villotta prescelta è "Paveute", parole di Emilio Nardini e musicata... chi lo sa da chi?... Il motto col quale fu contrassegnata è "Vecchio Friulano" " (PdF, 6.11.1924)

Vediamo quindi che fino ad allora, musicologicamente per l'Italia, Friuli e Veneto erano tutt'uno. Dove sta quindi la peculiarità di "Paveute" e la geniale personalità di Marzuttini?.

Ce lo riferisce sempre il cronista de "la Patria del Friuli" nella sua relazione del 26 febbraio 1925, quindi dopo l'esito del concorso:
"Dal suo eremo di Fauglis, Tita Marzuttini inviò al grande concorso un suo lavoro. La relazione della Giuria (NdR. composta dai maestri Mario Costa, Balilla Pratella e Michele Lessona), dichiarava vincitori per il Veneto : "Vien Nineta" (motto Non dir che no se pol) e "Villotta friulana" (motto Vecchio Friulano).

Queste canzoni venivano designate come meritevoli di essere eseguite in pubblico concerto ed il pubblico stesso avrebbe dovuto giudicare a quale delle due sarebbe spettato il premio in denaro messo in palio. Le due canzoni prescelte erano rispettivamente del ben noto maestro Enrico Giacchetti e di Tita Marzuttini.

Ma il nostro illustre concittadino pur tenendosi onoratissimo della designazione, giustamente credette opportuno di far osservare alla Commissione giudicatrice che non era possibile un giudizio comparativo fra due lavori di indole assolutamente diversa, espressione l'uno dell'anima veneziana e l'altro di quella friulana tanto da quella diversa, come sono diverse la stirpe, l'indole, la lingua degli abitanti. E la giuria, convenendo in tutto nelle osservazioni del Marzuttini, dichiarava il Giacchetti vincitore per il Veneto ed il nostro Tita per la regione friulana."

Dobbiamo quindi essere grati a Tita Marzuttini e riconoscergli il grande merito di essere riuscito ad elevare a vera e propria forma d'arte la Villotta friulana ed aver fatto riconoscere il Friuli come regione musicalmente a sé stante.


Un'ultima considerazione, per quanto riguarda la musica vocale, la dobbiamo rivolgere al Coro "Tite Grison" di Gonars.

E' agli inizi del 1927 che Tita Marzuttini forma un proprio coro a Gonars. Si tratta di un coro maschile, composto da 45 elementi che, fino al 1942, si presenta, diretto dal M° Marzuttini, con grande successo a varie manifestazioni locali e fuori regione (basti ricordare il Convegno Folkloristico delle Tre Venezie tenutosi a Venezia nell'agosto 1928). Scioltosi dopo la morte del Maestro, si riformò nel 1945, grazie all'interessamento di Mons. Colombaro e prese allora la denominazione di "Tite Grison", pseudonimo con il quale Marzuttini amava firmare molte delle sue composizioni in lingua friulana. Diventato coro a voci miste, il "Tite Grison" è oggi diretto dalla M° Maria Cristina Stradolini.


Dalla vocalità alla ricerca ed alla sperimentazione.

Darò solo un breve cenno sul Marzuttini ricercatore, un aspetto questo che pienamente risponde alla sua intraprendente personalità e profonda passione per tutto ciò che attiene alla terra natìa, sia in termini culturali che realizzativi.

Attento studioso del folklore friulano, intorno al 1910 effettua una serie di approfonditi studi che lo portano a ricostruire da testi originali del XV sec. la "Vera Furlana". I risultati di questo minuzioso lavoro vengono pubblicati dall'editore Schmidl nel 1914 con il titolo "La vera Furlana nelle sue forme originali : friulana e veneta".

Per quanto riguarda invece la ricerca artigianale, è questo un campo dove Marzuttini unisce allo spirito di erudito la sua indole semplice e genuina. Presso il Conservatorio di Udine sono conservati alcuni strumenti costruiti proprio da Marzuttini, dove, alla ricerca sulla timbrica e fisica del suono, lo stesso sperimenta l'impiego di materiali comuni.


Alcuni sono strumenti musicali noti, come violino, chitarra, zitera, flauti di diversi tipi, ocarine, mandolini, o di propria invenzione, come il tricordo, e per i quali Marzuttini scrisse altresì diverse opere di studio e di diletto, anch'esse conservate presso il Conservatorio di Udine. "Domenica 3 dicembre 1933 - ci dice il giornale Vita Cattolica del 3.12.1933 - venne tenuto a Fauglis un concerto di flauti e ocarine diretto dal maestro Marzuttini che ha composto la musica e fabbricati gli strumenti."


E per chiudere, un pensiero personale di Tita Marzuttini, su quella che è l'esecuzione musicale e si può quindi riferire anche a chi intende eseguire la sua musica :
"Ci sono tre modi - pei direttori d'orchestra come per gli interpreti di un'opera drammatica - tre modi d'accostarsi alla fatica altrui: o per diminuirla nell'esecuzione approssimativa, e sono i cattivi mestieranti; o per lasciarla tale quale, nella fotografia o decalcomania, e sono gli interpreti fedeli ma superficiali; o per tentare disperatamente di farla più bella, e sono i collaboratori, i rivelatori, i grandi poeti dell'interpretazione."


Christine Teulon

(5 maggio 2001)

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